Il plurale fratto è una caratteristica grammaticale delle lingue semitiche, e in particolar modo della lingua araba. In tali lingue il plurale viene ottenuto sia tramite dei suffissi (in tale caso si parla di "plurale esterno" o "sano"), sia mediante modifiche del vocalismo interno alla radice stessa ("plurale interno" o "fratto"), sia infine con modificazioni vocaliche e suffissi ("plurale misto").

Il plurale fratto arabo

Come tutte le lingue semitiche, l'arabo ha la caratteristica di essere una lingua che si basa su radici di tre consonanti, che rappresentano un concetto di base sul quale modellare tutte le altre parole derivate. Il classico esempio è quello della radice ktb (كتب), legata al concetto di "scrivere", dal quale derivano le parole kataba (egli scrisse), kitāb (libro), kutub (libri), kātib (scrittore), maktūb (scritto) ecc.

Per la formazione del plurale, la lingua araba ricorre di regola al plurale fratto, ossia modificando la struttura interna della parola. Si dice "fratto", ossia "rotto", perché tale formazione "rompe" lo schema di vocalizzazione del singolare (es. miftā > mafātī). Tale modifica può consistere nell'aggiunta, sostituzione o rimozione di vocali e "lettere deboli"; non vi è una regola generale, ma una serie di schemi che possono applicarsi a sostantivi e aggettivi. Tra l'altro, a un paradigma di singolare possono corrispondere più paradigmi di plurale fratto, e viceversa, cosicché il plurale fratto è normalmente indicato nei dizionari.

I plurali fratti più ricorrenti

Bibliografia

  • L. Ladikoff Guasto, Ahlan - Grammatica araba didattico-comunicativa, Carocci, Roma 2002
  • A. Manca, Grammatica teorico-pratica di arabo letterario moderno, Associazione Nazionale di Amicizia e Cooperazione Italo-Araba, Roma 1989

Collegamenti esterni

  • (EN) pluralis fractus, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.

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